#MengoniAllaStatale, Promozione In Un’Università Senza Credibilità
“Che t’aspettavi?” mi chiedono appena uscito dall’incontro tenuto da Federico Boni, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Degli Studi Di Milano e da Andrea Rosi, presidente di Sony, nel quale grazie all’intervento di Marco Mengoni, si sarebbe dovuto tenere un incontro per parlare di come sta cambiando la fruzione della musica nell’era digitale, DAL DISCO ALLA PLAYLIST, diceva testualmente la locandina ufficiale.
Ebbene mi sarei aspettato molto di pìù. La paura di ritrovarmi in un banale scambio di battute tra fan impazzite per il bel ragazzo dalla barbetta incolta era molta. Sono riuscito con fatica a trovare un compagno d’avventura, e sono partito(dopo un bel giro di prenotazioni) alla volta dell’Aula Magna in Festa del Perdono a Milano. Non l’Aula Gamma polverosa della sede di Informatica, parlo dell’aula più rappresentativa dell’università milanese.
Ho chiaccherato troppo. Veniamo ai fatti:
L’argomento era sicuramente interessante ma allo stesso tempo spinoso e cadere in ovvietà quali: “oggi la musica non si ascolta più coi giradischi ma si ascolta direttamente dalla tasca del proprio giubbotto“era praticamente una certezza; come un goal del Barcellona in casa, per farci capire dai maschietti sportivi. Nonostante questo, per i primi sei minuti sono rimasto fiducioso, ho sentito accennare a nuove tecnologie quali spotify, itunes?! per ascoltare la musica sempre e dovunque e ho provato a rimanere concentrato. Dopodichè ben dodici minuti dopo l’inizio dell’incontro il relatore si è scusato per il “PIPPOTTO INTRODUTTIVO“. Lui stesso, organizzatore dell’evento, ha definito il suo aprocciarsi al tema come un pippotto al quale noi poveri studenti universitari non potevamo sottrarci, una sorta di introduzione al tema vero e proprio dell’incontro.
Finalmente dopo ben 15 minuti entra Mengoni, le ragazze impazzisco, applaudono, gridano e salutano il proprio beniamino, ho visto anche qualche mamma (Fuori Corso presumo).
“Giusto così, ci sta” dico al mio compagno, è normale che un bel ragazzo che canta bene per di più famoso sia rincorso da ragazze di ogni età, lo facevano per John Lennon che non mi è mai sembrato Mister Universo (non commentate dicendo “e ma i Beatles erano bravi di cosa stiamo parlando”… ci arrivo anche io), figuriamoci se non possono urlare davanti ad un sex simbol del genere.
L’applauso svanisce e il mio distacco verso l’artista si attenua quando prende la parola. Sembra davvero un po’ emozionato ed inizia a parlare di musica in maniera discreta senza supponenza, raccontanto in poche parole il lavoro svolto in questi anni. Finito il monologo iniziale discorso si scusa perchè a suo modo di vedere sta andando fuori tema, lo apprezzo, riconosce il posto in cui si trova è capace di contestualizzare il momento e fa un passo indietro per non essere al centro della scena. Nonostante questo, purtroppo per noi, non parleremo più di musica. (Sono passati 16 minuti)
Prende parola il BOSS della Sony che ci da qualche preziosa (in riferimento al tema della lezione) informazione sull’uscita del nuovo singolo “Guerriero”, garantendoci l’esclusiva possibilità di ascoltare il brano. Vi lascio immaginare le fan, e non dimenticate le mamme.
Prende parola il Corriere della Sera, e siccome sono logorroico e mi piace ripetere le cose, sottolineo il Corriere della Sera, il quale ha svolto un grande lavoro di organizzazione per i Migliaia di Tweet che sono arrivati tramite Social alla redazione di Via Rizzoli.
“Abbiamo scelto solo i migliori” ci hanno riferito. Il primo che passa sullo schermo “Mi piace la tua musica, hai mai pensato di collaborare con MOBY?” mi chiedo ancora il perchè.
Poi è un susseguirsi di domandine da terza elementare: chiedono a Marco di associare un colore primario al suo nuovo album, o perchè no di raccontarci se gli piace cantare in spagnolo. Francamente anche lui non sa cosa rispondere incomincia a fare Cabaret e ci racconta per qualche strana associazione mentale che ancora mi sfugge, di che colore sono i suoi calzini. Mio padre sarebbe andato al Derby con Teocoli una volta, io se devo ridere vado in Statale.
Risponde ad una domanda: “che tipo di playlist ascolti”?
“Ho una playlist che chiamo Moderni” stessa domanda e stessa risposta sul sito del corriere stamattina alle 9:42.
Alla faccia del “potete inviare le domande in diretta”.
Ero e rimango sdegnato. Se bisogna parlare di cazzate si va al bar, non in università. Se devi presentare il singolo vai alla Feltrinelli, se preferisci altri lidi vai in Mondadori, se però mascheri una lezione universitaria e la fai diventare una ridicola promozione di un album allora avete perso l’ultima briciola di credibilità.
Si parla di cambiamento, innovazione e di tante cose belle ma se poi i fatti sono questi francamente si fa fatica a credere all’integrità morale di certe istituzioni.
Avrei da parlare per tre ore di questa roba, perchè sono incazzato nero. Si mi auto assolvo, posso dire le parolacce perchè se un’ importante testata giornalista porge ad un ospite domande del genere in un lezione universitaria che parla di innovazione musicale, io sul mio stupido blog musicale posso scrivere quello che voglio.
PS: ERA DIVENTATA L’AULA DEI SELFIE.
SPESSO HO PENSATO, NARCISO COME SONO, CHE QUALCHE RAGAZZA MI STESSE FACENDO UNA FOTO, INVECE ERANO TUTTE IMPEGNATE A METTERSI A POSTO IL CIUFFO.
#MENGONIALLASTATALE
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