DJ Mag 2014, è Tutto Da Buttare? Forse No.
Arriviamo in ritardo lo sappiamo, l’eco della classifica Dj Mag è quasi svanito ma Leonardo Luan ed io ci siamo svegliati tardi. Abbiamo deciso di scrivere a quattro mani questo pezzo per raccontarvi le nostre idee a riguardo.
Alla fine della settimana dell’ADE Amsterdam Dance Event tutti gli occhi sono puntati su un elenco. Una carrellata di nomi che vengono rappresentati insieme ad un numero progressivo. Le metodologie di lettura sono principalmente due: gli addetti ai lavori partono dal fondo, dalla posizione numero 100 e pian piano scalano la classifica arrivando alla prima posizione; i fans invece seguono un approccio “Top-down” limitandosi a scivolare sui nomi, senza porsi troppe domande, osservando la top 10 e poco altro. Ma che cos’è questa tanto odiata classifica che DJ Mag porta avanti ormai dal 1997? pur non essendo richiesta da nessuno noi proviamo a spiegarvelo.
L’iniziativa di DJ Mag nasce con l’intento di creare una classifica che, in maniera del tutto democratica (secondo votazione), metta in ordine i migliori dj a livello mondiale. Eppure, da molte edizioni a questa parte la classifica non sembra avere un senso. L’essere deejay non è il fattore caratterizzante di quest’elenco, che a nostro modo di vedere non può più essere definita come “Classifica dei migliori deejay internazionali dell’anno”, bensì come “Classifica dei migliori Personaggi del mondo elettronico dell’anno”.
Premettendo che la musica si distingue dallo sport proprio per il fatto che non si basa sulla competizione (o almeno dovrebbe essere cosi’), la classifica annuale di DJ Mag, come ovvio che sia, ad ogni Ottobre provoca polemiche, disaccordi e il disappunto di molti. Sarebbe alquanto utopistico pensare ad una classifica stilata in grado di accontentare tutti i cittadini virtuali del mondo EDM. Il panorama elettronico, ma non solo, del nostro tempo ci ha insegnato che popolarità e notorietà non sempre sono sinonimi di capacità e talento. Ciascuno vorrebbe vedere i propri artisti preferiti in cima, ma la chiave sta nel fatto che la soggettività dei gusti dovrebbe prima di tutto basarsi su un metro di giudizio oggettivo. Diciamo ciò perché la figura del deejay ormai ha perso quel valore che aveva anche solo 10 anni fa (senza andare troppo indietro nel tempo), quando si parla di deejay ormai si parla di personaggi che non si limitano a mettere due dischi nei festival, ma che invece sempre più sono più protagonisti a tutto tondo nella scena. Per la maggior parte delle persone quando si pensa alla figura del deejay si pensa alle sue produzioni, alla sua presenza sul palco, al suo comparire nei video musicali. Il fatto che le votazioni provengano per la maggior parte da paesi di origine fiamminga che sono patria di numerosi artisti della scena dance, è sicuramente rilevante ai fini di individuare la tipologia di dj presenti nella classifica stessa; è inoltre necessario indicare che questo genere è ad oggi, un grandissimo catalizzatore di attenzione e produce grandi guadagni e per quanto riguarda le vendite e per quanto riguarda l’industria “live”. Francamente mi sembra poco appropriato che una grandissima mole di persone produca polemiche sterili e gridi allo scandalo ad ogni edizione. Ormai è constatato il fatto che non ci siano effettivamente i migliori dj dell’anno bensì un connubio tra vendite, immagini dei personaggi e appeal livello internazionale. Ovviamente, in una situazione del genere la classifica di DJ Mag che fa parte a tutti gli effetti di questo business, non può risultare estranea a questo meccanismo che poco ha a che vedere con un discorso di tipo artistico e musicale.
L’ultimo punto da trattare riguarda la scelta di non operare alcuna distinzione di genere, cosa che invece fanno i Dj Awards: l’enorme distanza tra il mondo EDM e quello techno, tech-house, deep-house riguarda oggi non solo il lato musicale, ma soprattutto quello ambientale, sociale e mediatico. Che senso ha buttare dentro un pentolone artisti provenienti da ogni genere senza riuscire ad avere un metro di valutazione universale idoneo a ponderare non per forza il merito artistico, ma anche, come in questo caso, l’apprezzamento e il riconoscimento del pubblico? Stiamo parlando di due scene musicali completamente agli antipodi con l’aggiunta di altre realta’ quali il panorama trance, hardstyle/hardcore, trap, dubstep, drum & bass, ecc…
Sebbene la Dj Mag Top 100 Djs non corrisponda ai nostri ideali di meritocrazia musicale, non vogliamo prendere una “facile” presa di posizione necessariamente contro questa, ma cercare di trovarne un aspetto positivo: ci piace osservare ad esempio che figure importanti come Above & Beyond, Armin van Buuren, ATB, Carl Cox, Paul van Dyk, Ferry Corsten, Markus Schulz, Cosmic Gate e Richie Hawtin si trovano in quella lista da oltre 10 anni ormai e che nonostante i cambiamenti che ha subito la loro musica negli anni, essi abbiano mantenuto ugualmente un largo seguito. In conclusione, se analizziamo i risultati di ogni anno nel lungo termine, vedremo come i concetti di fama e notorietà si avvicinino spesso a quelli di merito e talento. Perdonateci, ma siamo abbastanza scettici nel credere ad un Martin Garrix o a dei Blasterjaxx tra quei 100 nei prossimi 5-6 anni. Secondo alcune stime, questa è la classifica ottenuta ai punti considerando i vari piazzamenti nella Dj Mag Top 100 Djs dal 1997 ad oggi (esclusa quella del 2014 appena resa pubblica dal giornale e sito londinese):
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