“Dio esiste e vive a Londra”, Jacob Collier è passato per l’Italia.
Senza troppi torti qualcuno pensa che le rivelazioni delle divinità siano espresse attraverso i talenti e le gesta umane. C’è qualche talento che più di tutti richiama a quel particolare modo di presentarsi chiamato comunemente Bellezza; quella pura quella universale, quasi divina. Qualcuno pensa inoltre che sia necessario far esperienza del mondo e delle persone che lo popolano per rendersi conto di quanto l’umanità abbia da esprimere. Niente di più vero, è proprio scavando, rovistando tra le cose sconosciute che si trovano le cose più interessanti.
Un paio di anni fa sono arrivato alla corte di un filmato con protagonista un giovane inglesino, capelli confusi e sorriso rilassato. 20 note e 4 secondi dopo avevo capito di essermi trovato di fronte due mani veramente interessanti.
Ecco che sfrutto e storpio con diritti non concessi da terzi, il titolo del capolavoro di Jaco Van Dormael; “Dio esiste e vive a Londra” perché è lì che nasce e cresce Jacob Collier, giovane rappresentante di talenti divini, difficilmente visibili in un ragazzo nato nel 1994.
Lo aspettavo al varco dopo i due Grammy Awards conquistati a Febbraio, miglior arrangiamento con You And I, magica ballata piano e voce ripresa dal bellissimo brano di Stevie Wonder del 1972, e miglior arrangiamento strumentale e voce con Flinstones. Che dire, è di un’altra categoria.
Concerto Super. Dove?
Il bel teatro Asioli di Correggio è una piccola gemma nel territorio emiliano. Tutti i posti sono esauriti e l’insegna Correggio Jazz, che ci ricorda i 20 anni della rassegna, è in vista con il giusto vanto. La serata inizia bene, mangio benissimo prima del concerto ed i posti assegnati sono ottimi.
Jacob si presenta con la sua “cameretta” sul palco, almeno una decina strumenti forse qualcosa in più: piano, tastiere (una dedicata agli effetti per la voce), batteria, contrabbasso, percussioni, chitarra acustica, chitarra elettrica e una serie di pedaliere per creare interessantissimi, quanto vitali, loop ed effetti. Il tutto è gestito magistralmente da una regia audio che permette alle basi di incastrarsi nel migliore dei modi; con tutte gli strumenti che Jacob vuole suonare, il supporto è fondamentale.
Ha un atteggiamento reverenziale verso la musica, si veste largo per sentirsi sempre a suo agio, e suona con una naturalezza disarmante.
Primo pezzo preso da Stevie Wonder ed già è chiaro quanto ci sappia fare anche dal vivo. Mi accorgo subito, e non sono ancora sicuro sia necessariamente un bene, che il suo rispetto verso la musica lo porta a non voler sacrificare nessuno strumento, tutti protagonisti e sullo stesso piano; a volte forse la risultante è un roboante “un po’ troppo”, ma nonostante questa piccola esagerazione il risultato è di altissimo livello.
Tecnicamente non si discute e stilisticamente è quasi infallibile: organico, mai banale, “ricercatore armonico” a livelli esagerati e splendido nel creare giochi ritmici differenti all’interno dello stesso pezzo. Quincy Jones che lo supporta e ne gestisce la carriera ne ha visti di fenomeni, e se nella sua lunga e leggendaria carriera come produttore ha avuto modo di banchettare con niente di meno che Michael Jackson, vuol dire che questo inglesino merita tutta la fiducia del caso. Insomma: “Giacobbe ce sa fà“.
Un concerto coinvolgente che sviluppa tutti i lati del suo essere musicista: dal ritmo e dai cori intrisi da un richiamo Gospel, ad un approccio funky e ricco di groove; da acuti tenuti con naturalezza a pezzi in tonalità bassa e ricchi di particolarità, anche timbrica, che mi hanno ricordato con piacevole chiarezza la voce del front dei Kings of Convenience.
I talenti divini se sviluppati diventano arte e con Jacob Collier questa trasformazione è avvenuta in maniera impeccabile. Ne sentirete parlare, ne sentiremo parlare perché qui si gioca su un altro piano anche rispetto a giovani talenti che nel secondo decennio del 2000 stanno uscendo allo scoperto. Jacob si iscrive di diritto alla Champion’s League degli artisti, senza mai passare dai turni preliminari.
Ci scrivete spesso che volete dettagli tecnici sulle varie caratteristiche del concerto.
Eccovi Accontentati:
Acustica: sedute centrali, palchetti bassi, buona non ottima (tutto da speaker elettrici).
Visibilità: ottima in quasi tutte le zone del teatro, leggermente sfavoriti i posti in alto, a picco sul palco.
Organizzazione: Buona e lineare, poche criticità.
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