Impossible is Nothing: Come ti pimpo la Messa
Bentornati su Impossible is Nothing, la rubrica sulla musica più assurda che possiate mai incontrare!
Viviamo senza dubbio in un’epoca singolare, dove le vecchie tradizioni e i nuovi trend spesso si trovano a convivere nella stessa composizione, dando vita a risultati fuori dal comune.
Oggi parleremo di Sante Messe e vi assicuriamo che per una volta (forse) non vi addormenterete.
Come ben saprete, in data 8 giugno è uscito l’ultimo spettacolare album dei Muse: “Drones”. Dodici tracce caratterizzate da un alto grado di sperimentazione, tra l’elettronica, l’orchestra (dopo le mega influenze orchestrali di The 2nd Law suppongo sia difficile tornare indietro) e la tamarria più assoluta. Il disco è una sorta di concept album, altra caratteristica degli ultimi album della band inglese. Drones racconta di un mondo dai toni post apocalittici abitato da esseri disumanizzati, droni appunto.
Il primo singolo estratto è “Dead Inside”, pezzaccio dal video polveroso e ipnotico, prologo del concept album dove il protagonista perde la sua umanità per ritrovarsi “morto dentro”. Musicalmente possiamo collocarlo come un ritorno verso i primi album; troviamo un intero verse pulitissimo dalle influenze elettroniche che ultimamente la facevano da padrone.
Ma cosa c’entra tutto questo con la Messa, tema di questa puntata di Impossible is Nothing?
Vorrei portare la vostra attenzione su una traccia in particolare, la title track: “Drones”. Se ascoltate attentamente, ma nemmeno troppo attentamente, ci ritroverete un certo stile liturgico, con voci contrappuntate, cori, insomma, proprio uno stile alla Palestrina! Ecco, lo avete detto: il caro Matthew Bellamy, frontman e cuore pulsante del gruppo, ha preso il Sanctus-Benedictus della celeberrima Missae Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina datata 1555, e lo ha modificato per farne la chiosa del suo settimo album.
Ascoltatele in sequenza, la vicinanza è pazzesca.
Avreste mai pensato che un Sanctus potesse diventare una traccia di uno dei gruppi più quotati del momento? Altro che quello che cantavate con accompagnamento di chitarra scordata alla messa delle dieci e mezza da ragazzini!
La seconda, epica, notizia riguardanti le messe ha come protagonista Ennio Morricone.
Inutile dire quanto il Maestro abbia dato alla musica contemporanea. Oltre alle memorabili colonne sonore, Morricone è un attivo compositore di musica sperimentale. Anzi, rumors vicini al compositore dicono che lui consideri quest’ultimo il suo vero lavoro, e che le colonne sonore siano solo una sorta di passatempo!
Ma veniamo alla notizia straordinaria: in data 10 Giugno Ennio Morricone ha diretto la sua prima messa scritta per Papa Francesco e per il 200esimo anniversario della ricostituzione dell’ordine dei Gesuiti, al quale appartiene il Pontefice.
Questo è un evento più unico che raro, innanzi tutto perché trovare un premio Oscar che a più di ottant’anni e dopo più di 500 colonne sonore scriva messe all’alba del 2015 non deve essere proprio una passeggiata.
Come si può leggere da una bella intervista sull'”Avvenire”, Morricone sostiene che la composizione di una messa sia un passaggio fondamentale per la carriera di un compositore, specialmente se di educazione cattolica. E’ la prova del nove insomma, un campo nel quale ci si deve, volenti o nolenti, confrontare coi più grandi, dal già citato e canonico Palestrina per arrivare a Bach o Monteverdi, al quale comunque il compositore si è ispirato.
Morricone non delude noi amanti delle trivialità: la prima pagina della partitura ricorda quasi un calligramma di Apollinaire o la poesia visuale, vediamo una croce disegnata da note, che prende vita grazie a corni e trombe. All’inizio e alla fine della composizione troviamo citazioni di “Mission” uno dei suoi capolavori indiscussi, utilizzato in questa composizione non a caso, ma come chiusura di un cerchio: nel film di Roland Joffé si raccontava proprio dell’opera dei Gesuiti in terra di missione.
Con un organico di 38 musicisti, di cui più della metà sono fiati, due cori da 50 persone l’uno e due organi, Morricone da vita ad uno spettacolo straordinario, che non si può che godere in religioso silenzio e contemplazione.
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