Smartphone ai concerti: la fine di un’era?
Se siete stati ad un evento musicale negli ultimi anni, avrete sicuramente trovato qualcuno, nelle file davanti a voi, intento ad utilizzare il proprio telefono per filmare o fotografare durante vari momenti dello show (e magari anche voi avrete fatto lo stesso…). Se invece non ci siete stati, avrete quanto meno fatto caso ai post di qualche vostro amico sui social network che ritraggono questo o quell’artista intento ad esibirsi sul palco. Infatti, tra gli effetti della diffusione su larga scala degli smartphone c’è sicuramente anche la loro sempre più massiccia presenza ai concerti: d’altra parte chi, dopo la fine dell’evento, non vuole rivivere, anche se in maniera surrogata, le sensazioni e le emozioni provate sotto il palco?
Se vi ricordate ne avevamo ampiamente parlato e discusso in questo articolo.
È però altrettanto innegabile che quella di riprendere l’esibizione del proprio artista preferito con lo smartphone sia diventata, per alcuni, una sorta di mania in grado di creare fastidio al resto del pubblico. Vi ricordate quando a quel concerto a cui aspettavate di assistere da tempo vi siete trovati davanti uno spilungone alto due metri che vi ostruiva la visuale? Ecco, immaginate (per chi non l’abbia già provata) la sensazione di trovare tra voi e l’artista sul palco non una persona alta due metri, ma un muro di braccia alzate con in mano un apparecchio luminoso. Non è la vostra concezione ideale di concerto, vero?
Oltre a questo, c’è da dire che le riprese ai concerti creano problemi di, se così si può chiamare, copyright. Con Youtube prima e la diffusione di app di streaming quali Periscope e Facebook Live poi, gli artisti (tranne rare eccezioni, leggasi Radiohead) si stanno infatti dimostrando sempre più avversi alla presenza degli smartphone ai loro concerti, in quanto la circolazione di materiale ripreso dai fan tramite i cellulari può rivelarsi per loro dannosa dal punto di vista economico. Uno degli antesignani di questa avversione per le riprese è Axl Rose, che nel 1991 a St. Louis si lanciò dal palco tra il pubblico per fermare un fan che lo stava infastidendo con il il flash della macchina fotografica. In tempi più recenti, potrebbero essere citati gli esempi di Adele e Gianna Nannini, che hanno chiesto al proprio pubblico di mettere via gli smartphone durante il concerto, o del compianto Prince, che chiedeva che i suoi video fossero rimossi da Youtube.
In soccorso agli artisti e ai fan che vogliono godersi un concerto in pace potrebbe però presto arrivare addirittura Apple. L’azienza di Cupertino, infatti, ha ottenuto di recente l’approvazione di un brevetto, presentato all’apposita commissione nel 2009, relativo ad una tecnologia in grado di bloccare le fotocamere digitali di dispositivi quali smartphone e tablet. Questo software sarebbe in grado di funzionare, qualora Apple decidesse di installarlo sui propri prodotti, grazie all’azione combinata di un chip inserito nel device e di un sistema ad infrarossi installato nei pressi del palco del concerto: il sistema dialogherebbe con lo smartphone, impedendo così l’attivazione della fotocamera. Questo tipo di tecnologia, secondo i suoi sviluppatori, sarebbe in grado di funzionare anche in altri contesti e in maniera non per forza “negativa” come ai concerti: all’interno di un museo, ad esempio, il sistema ad infrarossi potrebbe permettere al possessore dello smartphone di avere informazioni ulteriori sull’opera che ha di fronte.
La novità è quindi di quelle importanti e, se da un lato potrebbe rendere scontenti i clienti dell’azienda fondata da Steve Jobs, dall’altra potrebbe fare la felicità di artisti e case discografiche. La sua introduzione, quindi, costringe a porsi diversi quesiti. Al di là di quelli di natura meramente commerciale circa le scelte dei consumatori e alla eventuale nuova spartizione delle fette di mercato in seguito all’implementazione di una tecnologia come questa, bisogna infatti chiedersi quanto sia giusto limitare la libertà di un soggetto fino al punto da bloccare alcune funzionalità del suo telefono. Come si diceva all’inizio, la presenza di molti smartphone ai concerti è sicuramente un elemento in grado di creare fastidio a diversa gente; tuttavia è giusto non prendersi in giro e dire che questo software si pone in primis l’obiettivo di assecondare le logiche di profitto degli artisti e delle relative case discografiche. Personalmente ritengo che non sarebbe corretto privare gli spettatori della possibilità di scattare foto e fare riprese durante i concerti: la musica è spesso e volentieri passione ed emozione e il poter dire “Io c’ero!” (con tanto di immagini allegate) quasi sempre alimenta quell’emozione e fa sì che essa duri nel tempo. Io stesso riesco a rivivere ancora oggi le sensazioni del mio primo concerto grazie ai filmati di Youtube (siano lodati coloro che li hanno messi a disposizione!).
In conclusione, comunque, mi sento di darvi un consiglio: quando deciderete di cambiare il vostro smartphone, non buttate quello vecchio, perché potrebbe esservi molto più utile di quanto possiate immaginare.
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