Vivere i Concerti da uno Smartphone è una Merda.
La linea che abbiamo sempre voluto seguire io ed i miei compagni di passione è quella di limitare il numero di parole scurrili che potrebbero turbare giovani menti o facilmente nascondere, attraverso la magistrale arte della polemica e delle parole forti, una mancanza di contenuti. Ci teniamo a raccontarvi la musica che ci piace senza esagerare mai con commenti di parte o esplicitamente “da Fan“, ma per questo tema preferiamo mettere le cose in chiaro e dichiararci fin da subito NON SUPER PARTES.
Vivere i concerti da uno Smartphone è una merda. Proprio così, è una merda.
Non se ne può più. Stadi, palazzetti, teatri, case e baracche hanno un punto in comune Lo Smartphone.
Smartphone(S.Siro + Forum Assago + Teatro Degli Arcimboldi )
Sarebbe così se raccogliessimo a fattor comune, come ci hanno insegnato alla Scuola secondaria di Primo Grado, Scuola Media per noi nostalgici.
Di solito avere un posto Parterre o Prato è un privilegio soprattutto se si è alti, si riesce a vedere bene il palco, l’artista è relativamente vicino, l’impatto sonoro è buono e non si hanno particolari echi (muro della tribuna San Siro a Parte).
Ma siamo sicuri che il fine sia ancora quello di godersi un concerto?
Il To be or Not to Be del soliloquio di Shakespeare non vale più ragazzi, Per noi generazione Social la domanda è un’altra:
Mi godo la mia canzone preferita o la filmo per metterla su Facebook?
La selezione naturale come dice la parola SELEZIONA. I bassi come faranno a riprodursi se non possono postare le loro immagini sui più influenti social network e rendersi validi agli occhi delle donne?
Per essere “in the circle“, nell’élite dunque, bisogna essere alti o avere braccia lunghe ragazzi, mi spiace per voi bassi.
Le ragazze si accontentano di un selfie (se volete piangere andate pure a leggere questo articolo di cronaca, ma qui andremmo fuori tema) o potrebbero chiedere al vicino di fare una bella foto al posto loro, ma noi ragazzi resteremmo fregati.
Abbiamo sperimentato tutti ormai che il problema vero dei concerti e di ogni altro evento sia il muro di smartphone che ci si pone schierato, neanche fosse un plotone, tra noi e l’obiettivo.
Ho smesso di usare questa finta ironia promesso, provo ad affrontare seriamente l’argomento che è molto delicato, soprattutto nella musica e riferendomi ad un concerto dove le sensazioni dovrebbero essere libere di circolare e diffondersi in maniera circolare. Quelle che vanno di moda oggi, le famose “good vibes” non sono altro la risultante di un rapporto di dare/avere tra chi la musica la fa e chi l’ascolta, sono un particolare stato in cui l’essenza viene in contatto con la sensibilità e viene amplificata a tutto il contesto che si rende partecipe e influente dello spettacolo.
È così difficile creare un’atmosfera intima ed emozionante ad un concerto?
Sì è difficile, e la causa non è certo dovuta unicamente alle dimensioni ed alla conformazione del luogo, non è unicamente da ricercarsi nella bravura dell’artista ad interettenere il pubblico.
Da qualche anno ormai il vincolo è diventato il nostro telefono. Non ho l’esperienza per poter dire come fosse vent’anni fa ed a maggior ragione come fosse nei ’70 e negli ’80 ma l’uso ossessivo degli smartphone durante i concerti è un problema che non si può negare nè tantomeno sorvolare. Dovremmo renderci conto che stare con un telefono in mano durante il concerto non è una buona prassi, e non serve a bloccare il momento perchè quel momento in realtà non l’abbiamo mai vissuto.
“Voglio rendere partecipi anche gli altri del momento“
Tutte cazzate, in fondo in fondo vogliamo che questa casellina spunti 1. Perchè non è IN se non riceve consenso dagli altri, non sono Giusto se non ho i seguaci giusti, e non sono abbastanza importante se non non metto in mostra di essere entrato con l’accredito.
Ma non è solo per questo state tranquilli, c’è ancora gente che riesce a sopravvivere senza postare ogni cosa, ma ne sfiderei tanti ad ammettere di non aver registrato sul gruppo Whatsapp (Zuckemberg oggi ti ho preso di mira) la canzone preferita o di non averla inviata alla propria Amata o al proprio Amato premuto incessantemente il testo registra.
Non voglio fare l’ipocrita o apparire come il sociologo di turno che catechizza e si rende particolarmente pedante, mi limito ad esprimermi ed a spiegare perchè, secondo me, questo atteggiamento fa male alla musica. Quello che si nasconde dentro quel 5 pollici è il 90% della nostra vita, un telefono non si limita ad esistere fisicamente, ad oscurare la visuale, a far perdere a chi lo usa il romanticismo dei movimenti dell’artista, a non permettere a chi ce l’ha tra le mani (ed al basso dietro) di concentrarsi sulle altre persone; il telefono diventa il punto focale del concerto, lì concentriamo le nostre attenzioni lì blocchiamo (ed eliminiamo) l’energia che porta la musica, che ci renderebbe partecipi di un concerto.
Proviamo per 10 volte concerto, teatro o mostra che sia a non taggarci sul posto. Proviamo ad esserci senza bisogno di mostrarlo, sono sicuro che la sera dopo potremmo raccontarlo con più entusiasmo ai nostri amici e magari far venir voglia a qualcun’altro di esserci per davvero, lasciando il cellulare in tasca.
Mark Zuckemberg qui mi avevi fregato ed anche io non ero riuscito a resistere al fascino del David ma dalla prossima, te lo prometto, ci starò più attento.
I telefoni si godono tutto e saranno sempre più Smart, noi sempre un po’ meno.
Che Merda.
1 Commento
[…] Se vi ricordate ne avevamo ampiamente parlato e discusso in questo articolo. […]