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Cobain: Montage of Heck

5 aprile 1994: una data che ha cambiato per sempre la percezione di quale ruolo potesse avere la musica nella vita di un uomo. Kurt Cobain è morto suicida, e con lui tutta la generazione che, bene o male, incarnava la sua musica.
Nel documentario Cobain: Montage of Heck di Brett Morgen, nei cinema proprio in questi giorni, la parte relativa a questa tragedia è riassunta con uno schermo nero e una didascalia.

Ma partiamo dall’inizio: Morgen lavora all’idea di un documentario su Cobain già dal 2007, quando la vedova Courtney Love propone la realizzazione di un film con l’appoggio di tutta la famiglia del defunto. Il regista ha avuto libero accesso a tutto il materiale archiviato in casa Cobain: disegni, registrazioni giovanili, demo, diari, fotografie e ore e ore dei classici filmini familiari, che comunque li giri hanno sempre un certo effetto.
E il risultato è sublime: un bello che spaventa, l’idea che passa è quella di un Kurt davvero tormentato già dalla prima infanzia, o forse alla luce di quello che già sappiamo su di lui anche i comportamenti più miti o comuni ci sembrano presagio della sua sfortunata fine.

Montage of Hack prende il nome da una tape di Cobain, montaggio di suoni e voci registrato tra il 1986 e il 1988 che ci viene presentata con una serie di animazioni n stile graphic novel con Kurt protagonista che ricorrono più volte durante il corso del film: sicuramente un’ottima trovata per rappresentare visivamente il sonoro che è stato trovato negli archivi da Morgen.

Per il resto il film è un’incalzante sequenza di foto più o meno inedite, spezzoni di filmati ma soprattutto disegni, dalla prima infanzia fino all’età adulta – per quanto il carattere di Cobain si possa definire adulto – resi anch’essi animati in una sorta di psichedelia che ci trasporta nell’inquietudine più profonda.

Non è mio compito qui fare una sterile recensione di quello che si vede o non si vede in questo documentario: è girato con una maestria assolutamente indiscutibile, anche se le cose che potrebbero saltarvi all’occhio durante la visione sono le “particolari” interviste alla madre e a Curtney. Come già detto i fondi per girare il film sono stati dati soprattutto dalla famiglia: sarà complottistico, ma io una domanda sul perchè entrambe le donne siano uscite pulite e candide da questa narrazione me lo sono fatto, sopratutto dopo aver spulciato le mille biografie di Cobain che girano.

Prima di lasciarmi con uno dei live dei Nirvana (ma anche della storia) più idolatrati, voglio farvi un’ultima domanda: Come vi sentireste se vent’anni dopo la vostra morte, dopo una vita costellata di abbandoni, rifiuti e solitudine ma anche di esagerato successo, la vostra famiglia decidesse di prendere tutte le vostre immagini più intime per darle in pasto al pubblico che non aspetta, forse, altro che qualche  dettaglio scabroso su una delle storie più chiacchierate degli ultimi anni?

Questo è Montage of Hack.

 

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