Dagli Chic ai Daft Punk: La Lunga Epopea Del Mago Nile Rodgers.
L’irresistibile sonorità funk sprigionata dalle sua Fender Stratocaster soprannominata Hitmaker é il suo marchio distintivo, i formidabili successi come musicista e produttore a partire dagli esordi con gli Chic parlano per lui: è difficile trovare artisti che abbiano regalato così tanto al mondo della musica come Nile Rodgers. Il tutto spaziando tra diversi generi musicali e dando la spinta a molti artisti per raggiungere il successo, rimanendo tuttavia spesso “dietro le quinte” e concedendosi un po’ di meritata celebrità solo negli ultimi anni.
Ora andiamo a ripercorrere attraverso i decenni la strepitosa carriera di questo artista afroamericano nato nel 1952 a New York.
GLI ANNI SETTANTA
Il suo straordinario talento chitarristico gli aveva permesso di farsi conoscere nell’élite dei musicisti della “Grande Mela” già dal finire dagli anni ’60, quando non era ancora diciottenne: é rimasta celebre, come ricorda nella sua biografia Le Freak: an upside down story of family, disco, and destiny, una jam session con il leggendario Jimi Hendrix. In breve tempo riesce ad entrare come turnista nella band di Sesame Street (famoso programma televisivo per bambini che lanciò i Muppets) e in seguito riesce ad approdare, sempre come turnista, nella band del prestigioso Apollo Theatre di Harlem.
All’Apollo, vero tempio della black music, ha la possibilità di affiancare artisti strepitosi del calibro di Aretha Franklin e nel frattempo fonda un complesso rock denominato The Boys (e in seguito Big Apple Band) con l’amico bassista Bernard Edwards. Purtroppo nell’America degli anni ’70 le case discografiche erano ancora fortemente discriminatorie nei confronti degli artisti neri che volevano produrre musica rock e, nonostante il loro immenso talento, non riuscivano ad ottenere dei contratti. L’odioso trattamento ricevuto risveglia la coscienza civile del giovane Nile che diventa un attivista dei diritti degli afroamericani e partecipa attivamente al movimento delle Pantere Nere, senza però commettere mai atti di violenza.
La consapevolezza dei suoi diritti e il profondo amore per la musica lo portano nel 1977 a formare insieme ad Edwards e ad altri talentuosi musicisti il gruppo degli Chic: fra i pioneri della disco music, gli Chic sfornano in pochi anni strepitosi successi come Le Freak, Everybody Dance, ma soprattutto Good Times, manifesto della disco che contribuì inoltre alla nascita del rap ispirando infatti il brano Rapper Delight della Sugarhill Gang. Nel 1979 mette a segno il primo colpo della sua straordinaria carriera da produttore ( che si avvarrà spesso della collaborazione di Edwards) con la canzone We Are Family per le Sister Sledge.
GLI ANNI OTTANTA
Con l’avvento dei favolosi anni ’80 l’attività di produttore di Nile Rodgers diventa più intensa che mai e riesce ad imprimere il suo “tocco magico” in ogni progetto in cui si trova impegnato, lanciando nuovi artisti e aiutandone altri a rimanere sulla cresta dell’onda. Fra le innumerevoli produzioni spiccano sicuramente i singoli Wild Boys e The Reflex dei Duran Duran e gli album Like A Virgin di Madonna, Let’s Dance di David Bowie, Diana di Diana Ross e Notorius sempre dei Duran Duran. Solo il rivale e amico Giorgio Moroder può competere con lui per qualità e successo dei suoi lavori in quel decennio.
Nonostante il costante lavoro in studio, non riesce a rinunciare ad esibirsi ancora in pubblico come turnista di lusso, soprattutto dopo lo scioglimento degli Chic nel 1983. Nel 1985 ha l’onore di partecipare al Live Aid come chitarrista durante l’esibizione di Madonna con i Thompson Twins allo stadio JFK di Philadelphia.
GLI ANNI NOVANTA
Negli anni ’90 alterna la sua attività di produttore con la realizzazione di colonne sonore per film di successo come Thelma e Louise e Beverly Hills Cop 3.
Ritorna dopo più di dieci anni ad esibirsi con gli Chic ma nel 1996 accade una tragedia: dopo un concerto in Giappone nella Budokan Arena di Tokio, Nile Rodgers trova morto nella sua camera d’albergo, a causa di una polmonite, il suo partner musicale e amico da una vita Bernard Edwards. La perdita dell’amico lo segna nel profondo e per un paio di anni si concede qualche periodo di riposo.
GLI ANNI 2000
L’11 settembre del 2001 gli attentati al World Trade Center sconvolgono il mondo: Nile Rodgers decide di creare un progetto che possa dare un segnale forte di amore e fratellanza in questo momento così drammatico.
Nasce così il progetto We Are Family, che consiste nella reincisione del famoso brano composto da Rodgers ed Edwards per le Sister Sledge, stavolta con la partecipazioni di più di 200 fra musicisti e celebrità del mondo dello spettacolo.
Il videoclip dell’incisione viene diretto dal regista Spike Lee.
Nel 2004 ritorna a collaborare con i Duran Duran per l’album Astronaut risollevando la carriera del gruppo che da anni non produceva più album di qualità.
GLI ANNI 2010
Il 2010 è un anno terribile per il produttore; gli viene diagnosticato infatti un cancro alla prostata che però riuscirà a sconfiggere nel giro di tre anni. Dopo la guarigione entra in un periodo di grande ispirazione artistica come non accadeva addirittura dagli anni ’80.
Nel 2013 è grande protagonista dell’album dei Daft Punk Random Access Memories con cui incide due brani. Tra questi spicca lo strepitoso successo di Get Lucky che si avvale inoltre della collaborazione di Pharrell Williams: un segnale che passano gli anni ma l’hitmaker è ancora più in forma che mai.
Dopo il successo con i Daft Punk ritorna tra i nomi più gettonati nel mondo dei produttori ma si trova a rifiutare molte offerte poiché decide di iniziare a lavorare ad un nuovo album degli Chic che uscirà a breve e che è già stato annunciato dal singolo I’ll Be There.
Fra le poche offerte che non rifiuta vi è la collaborazione al nuovo disco (uscito l’11 settembre) dei Duran Duran Paper Gods, ormai veri amici più che semplici colleghi di lavoro, con cui incide il brano Pressure Off cantato da Janelle Monaè.
L’unico rimpianto della carriera di questo straordinario artista è quello di non aver mai composto un brano per Mile Davis.
Afferma infatti nella sua autobiografia:
«La cosa che più rimpiango nella mia vita è il fatto che Miles Davis mi volesse per incidere una hit per lui, ma era Miles Davis e non poteva semplicemente chiamarmi e dire “Nile scrivi per me una hit, scrivi una fottuta Good Times“. Non sapevo cosa intendesse veramente. Ero imbarazzato perché eravamo buoni amici e aveva uno strano senso dell’umorismo, pensavo quindi che volesse che gli scrivessi una canzone innovativa, così ho iniziato a scrivergli alcuni pezzi jazz fusion ma ogni volta che glieli proponevo diceva “amico, anche io sono capace di scrivere questi brani, voglio che tu mi scriva una fottuta Good Times“. Solo dopo la sua morte, mentre passavo in rassegna il suo repertorio, mi accorsi che era alla ricerca di qualcosa di funky pop, perchè tutti noi amiamo essere in cima alle classifiche. Non mi interessa ciò che sostengono in molti, i musicisti non fanno dischi per rimanere nell’ombra…allora non incidete dischi! Semplicemente sedetevi a casa vostra e suonate la vostra musica per voi stessi. Trovavo terribile il fatto di non riuscire a comprenderlo perchè nella maggior parte dei casi quando gli artisti di tale calibro mi parlano, seppur in modo astratto, io li capisco completamente. Ma io non riuscivo a capire il linguaggio criptico di Miles»
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