Lo Stato Sociale – Da “Turisti della democrazia” a paladini di una “Italia peggiore”
Lodo, Bebo e Albi sono tre amici bolognesi che, nel lontano 2009 (si, sono già passati 5 anni), decidono di dire basta agli “aperitivi a 10 euro” (ndr.) e alle serate arrangiate in discoteca, decidono di dire la loro.
Passano al secolo come Lo Stato Sociale. Un nome che spacca, un nome che fa notizia, casino e fa parlare. Ma a loro, ai “regaz”, sembra non interessare più di tanto, loro sono lì per divertirsi e soprattutto per far divertire.
Lo fanno talmente bene che se ne escono subito con il primo EP (autoprodotto nel 2010) Welfare Pop ed entrano l’anno seguente nelle grazie dell’etichetta Garrincha con l’EP Amore ai tempi dell’IKEA.
Scatole di cartone, mobili, mensole e pantofole a “forma di elefante” fanno da cornice alle storie d’amore in un mondo che sembra più una catena di montaggio, dove l’ “immobiliarismo” fa da padrone.
La storia piace (piace eccome!) ed arriva il momento di scriverne una per intero.
Ovviamente, tutto questo è reso possibile anche grazie all’entrata nella band da parte di Checco (Francesco Draicchio) e Carrots (Enrico Roberto). Che poi si sa il 5 è il numero perfetto perché il 3 è troppo mainstream.
2012, Turisti della Democrazia. Ti metti a leggere la tracklist e già ti viene voglia di ascoltarlo.
Poi l’effetto può essere duplice, ti può piacere come ti può fare decisamente schifo. Se però lo riascolti, ti soffermi sulle piccole metafore e cogli quelle che ad un primo ascolto ti erano solo sembrati dei “riempimenti” di versi vuoti allora ti rendi conto che di materiale ce ne sta.
Abbiamo vinto la guerra, Mi sono rotto il cazzo, Quello che le donne dicono, tutto incomincia a prendere senso e spesso non ti accorgi che riproduci queste canzoni in loop canticchiando per la strada.
Cromosomi è l’esempio perfetto di questo fenomeno.
Incominciare citando Montale non ti aiuta, ma se riesci a tirare fuori delle immagini così profonde ed evocative, con un synth in sottofondo, allora meriti davvero di diventare una hit.
Non a caso, a un solo anno dalla pubblicazione, esce l’edizione deluxe con un intero cd di brani “coverizzati” da 11 diversi artisti (molti già noti nel panorama indie italiano e internazionale).
Quello che manca adesso è la consacrazione, come se il loro tour infinito (circa 200 concerti) non fosse abbastanza da divulgare il Verbo.
Aprile 2014, Ci eravamo tanto sbagliati. Tecnicamente no, l’hanno fatta giusta (e grossa) anche stavolta. Il singolo supera in classifica un pezzone pop all’ennesima potenza (Happy – Pharrel Williams) e rimane lì, ai vertici della classifica di iTunes, grazie anche al sostegno di un autoironico Pippo Civati, membro di un partito in cui “si erano tanto sbagliati”.
Il 2 giugno 2014, per festeggiare il compleanno della nostra beneamata Repubblica, esce l’album intero: L’Italia peggiore.
Il ritmo e le basi sembrano riprendere quelle del disco precedente (d’altronde il synth lo suonano quasi tutti) come fosse un marchio registrato, ma c’è spazio anche per schitarrate rock e diverse collaborazioni.
La polemica intorno all’album si scatena prima ancora della fine del primo ascolto e si ritorna alle solite; “Non ci sono più i cantautori di una volta”, “ormai tutti possono mettere su un gruppo”, “c’è sempre la voglia di ironizzare su tutto” e chi più ne ha più ne metta.
Ora io non mi permetto di giudicare nessuno (non sono né Lester Bengs né Carlo Emilio Gadda, ndr.) però credo che Lo Stato Sociale piaccia perché lascia la possibilità all’ascoltatore di riflettere e sdrammatizzare sui problemi (troppi ce ne stanno) di una repubblica che sembra “fondata sulla Germania” (cit.) .
Inoltre, la bellezza sta anche nella possibilità di perdersi in un mondo di metafore, similitudini e immagini non immediate e fruibili solo tramite un ascolto ripetuto. Se poi non si capiscono, chissenefrega, i ragazzi stessi ci danno la possibilità di interpretarle come preferiamo, come si addice meglio alla nostra sensibilità.
Questo è quello che succede quando, ascoltando In due è amore in tre è una festa, per la prima volta senti che “in quattro anni che ti amo non ti ho mai parlato di Zeman”. Significa tutto e niente. Se abiti a Pescara significa che non hai mai parlato di calcio alla tua ragazza, se abiti a Milano può significare quello che vuoi. E se lo stesso Lodo ti spiega cosa significhi in realtà, tu te ne freghi e continui a pensare alla interpretazione più adeguata al tuo “io”.
Lo Stato Sociale è spontaneità e divertimento. Lo Stato sociale è simbolo di testi democratici, di cui tutti possono fruire e che tutti interpretano a modo loro. Lo Stato Sociale è lo spirito di cinque ragazzi con la passione per la musica che, al contrario dei luminari della critica musicale italiana, non sempre è una cosa seria.
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